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Uno spazio dedicato in cui sapere di potersi fermare, sentirsi accolti, accuditi. Un ambiente privo di aspettative o giudizi. Uno spazio in cui lasciar sedimentare, recuperare sé stessi, i propri ritmi e riprendere una relazione serena con il proprio corpo.
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Arymo / Mindfulness  / Diventare sè stessi

Diventare sè stessi

Il potere trasformativo delle pratiche di consapevolezza

Pratico Yoga da trent’anni, eppure ricordo ancora distintamente la percezione di “slittamento interiore” che ho provato fin dalle prime lezioni durante le pratiche di asana sul tappetino.  Arrivavo al corso in affanno e stressata, guidavo in maniera veloce e nervosa perché ero sempre in ritardo. Poi, avvolta dal silenzio e dal respiro che accompagnano lo stare nelle posizioni, cominciava a crearsi in me una specie di décalage, uno spazio sempre più ampio in cui poter semplicemente stare, in cui essere testimone tranquilla della vita che scorre dentro e fuori di me. Il dopo-lezione era straordinario perché, di nuovo in auto, avevo una modalità di guida completamente diversa: lenta, rilassata, presente. 

Con il passare del tempo e gli anni di pratica, il piccolo miracolo che si conferma ad ogni lezione comincia a trasmettersi, come per osmosi, alla vita di tutti i giorni: il décalage comincia ad accadere anche durante le dinamiche quotidiane, si crea uno spazio di decompressione in cui “osservarsi vivere”. All’inizio tutto questo avviene in maniera spontanea dopo qualche mese di pratica, poi finalmente, si realizza che questo processo ineludibile si chiama consapevolezza e, una volta attivato, non è più possibile chiamarsi fuori.

Lo yoga non è work-out, ma work-in: un progressivo muoversi all’interno che apre il nostro cuore e focalizza la nostra attenzione verso ciò che conosciamo già, verso l’essenza di chi veramente siamo
[Donna Fahri]

YOGA: DIVERSI LIVELLI DI CONSAPEVOLEZZA, NUOVE DIMENSIONI DA SCOPRIRE

Quando mi trovo in asana e comincio a prendere contatto con il corpo che si tende, si mantiene nell’immobilità, si attiva attraverso la dinamica del respiro, mi accorgo di avere la possibilità di scegliere: se spingere, forzare, resistere stoicamente nonostante la fatica, oppure mettermi in una dimensione di ascolto delle sensazioni e cercare di accomodarmi nella tensione, nello sforzo e nell’attivazione.

Ogni buon insegnante di yoga è lì per ricordarci che non esiste nessuna posizione da perfezionare o traguardo da raggiungere se non quello di un ascolto sempre più profondo. La pratica ci insegna a creare un dialogo nuovo, amorevole e sottile con noi stessi attraverso il nostro corpo e la nostra mente.

Se all’inizio delle pratiche si viene principalmente assorbiti dalle sensazioni fisiche legate a muscoli, articolazioni e tendini che sembrano “avere una voce più forte” all’interno del corpo; a mano a mano che impariamo a rilassarci nello sforzo scopriamo dimensioni più sottili e intriganti della vita che palpita in noi, istante per istante, scopriamo di poter contattare livelli diversi. Quando accettiamo la possibilità di rilassarci nella fatica e nel disagio avviene una piccola rivoluzione interiore! 

Il primo strumento che ci viene indicato per andare in profondità è il respiro: attraverso il suo ascolto prendiamo contatto con quello che nella tradizione dello Hatha Yoga si chiama corpo di energia, la realtà più inconsistente del corpo fatta di percezioni sottili, palpiti, vibrazioni, sensazioni tra carne e pelle che rivelano proprio il nostro livello di energia. In asana è più facile cogliere l’azione del respiro che si muove, si sposta e si concentra nelle varie parti del corpo: a momenti è un massaggio profondo che coinvolge i visceri fino al pavimento pelvico, in altri è un’onda che espande e allunga, scioglie e rilassa, non soltanto il corpo, ma anche la mente.

Si cambia passo con l’ascolto del respiro quando ci si rende conto di come l’energia si trasformi anche quando sciogliamo un’asana: negli istanti successivi, mentre il corpo si rilassa in una posizione neutra, una cascata di sensazioni nuove si liberano come se ogni cellula tirasse un sospiro di sollievo mentre l’energia ritorna a fluire in maniera più uniforme.

Nel momento in cui questo ascolto partecipe e interessato diventerà stabile nelle pratiche sul tappetino, tenderà poi a trasmettersi alla vita di tutti i giorni, ci troveremo sempre più spesso a cercare centratura e presenza anche nelle situazioni più complesse e frustranti. Questa realizzazione spesso si accompagna ad un senso di fiducia espansivo nei nostri confronti che ci porta a dire ogni volta: è stata dura, ma ce l’ho fatta!

MINDFULNESS: ESPLORARE IL TERRITORIO DI CORPO, MENTE, EMOZIONI

Le afflizioni mentali si superano non in virtù di azioni o parole, ma vedendole con chiarezza molte volte.
[Corrado Pensa]

Se lo Yoga ci aiuta, attraverso il corpo a creare una relazione nuova con noi stessi, le pratiche di Mindfulness partono proprio dal corpo per trasformarlo in un testimone concreto e affidabile, una cassa di risonanza sempre sintonizzata sul momento presente in cui venire in contatto con il mondo complesso dei pensieri e delle emozioni che spesso ci proiettano in un “altrove” spazio-temporale totalmente sconnesso con la realtà.

Più ci affidiamo al sentire del corpo, sia con le pratiche sul tappetino, sia nella vita quotidiana, più diventeremo abili ad intercettare, riconoscere e gestire la realtà complessa e multisfaccettata dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. 

Senza consapevolezza viviamo le nostre giornate in una specie di “trance”: in un groviglio inestricabile di pensieri, emozioni e sensazioni corporee che spesso prendono il sopravvento obbligandoci a reagire alle situazioni in base a pattern appresi e consolidati nel tempo, modalità di comportamento “trite e ritrite” che spesso si dimostrano inutili o inaffidabili. Le pratiche di mindfulness ci insegnano che sofferenza è vivere costantemente in balia di ansia, incertezza, depressione, rabbia e che la via per liberarci dallo stato di trance passa attraverso un’apertura coraggiosa a ciò che viviamo momento per momento.

Per cambiare rotta occorre darsi il tempo di “accorgersi” e vedere in maniera chiara e disincantata i nostri modelli comportamentali, entrare in contatto con amorevolezza e fiducia con la forza deflagrante di certe nostre emozioni, con il potere ammaliante di certi nostri pensieri e convinzioni innate.

Per tornare al gusto della nostra vita, dobbiamo fare un po’ di spazio. Magari possiamo liberare solo due minuti. Ma quei due minuti – se davvero ci prendiamo il tempo di fermarci, incuriosirci e viverli fino in fondo – possono essere un inizio molto potente.
[Charlotte Joko Beck]

Il PROTOCOLLO MINDFULNESS dura 8 settimane, un tempo adeguato per cominciare a cambiare abitudini interiori a mano a mano che la luce della consapevolezza ci mostra in maniera sempre più chiara l’inaffidabilità di certi nostri comportamenti legati a pensieri e certezze radicate.  

Durante il percorso si impara a praticare insieme per poi fare esperienza delle varie tecniche nella vita di tutti i giorni. Momento cruciale di questi incontri è la pratica di condivisione con il gruppo in cui la consapevolezza diventa voce-azione viva e pulsante carica di stupore e insight. Spesso sono le parole di un partecipante a fare breccia nella mente e nel cuore di un altro come se il vissuto di ciascuno risuonasse in quello degli altri. 

Accadono molte cose in queste 8 settimane, per me che guido il protocollo da alcuni anni si rinnova lo stupore di conoscere un gruppo di persone all’inizio del percorso e di scoprirne altre, più fiduciose e disincantate, alla fine, persone curiose di sé stesse e delle proprie potenzialità inespresse.

Si arriva al traguardo consapevoli che la strada è appena cominciata, ma che disponiamo finalmente di buoni strumenti e buone scarpe per percorrerla.

Bibliografia:

Donna Fahri – Lo yoga nella vita, la pratica quotidiana di una vita illuminata – Corbaccio

Corrado Pensa – Il silenzio tra due onde – Il Buddha, la meditazione, la fiducia – Mondadori

Charlotte Joko Beck – Meraviglia quotidiana, vita e pratica Zen – Ubiliber 

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