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Benvenuti in Arymo

Uno spazio dedicato in cui sapere di potersi fermare, sentirsi accolti, accuditi. Un ambiente privo di aspettative o giudizi. Uno spazio in cui lasciar sedimentare, recuperare sé stessi, i propri ritmi e riprendere una relazione serena con il proprio corpo.
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Il mandala della trasformazione

Ogni cosa che fa l’Energia del Mondo è fatta in cerchio. La volta del cielo è rotonda, e ho sentito dire che la terra è rotonda come una palla e così sono tutte le stelle. Il vento, al massimo del suo potere, gira vorticosamente.Gli uccelli fanno il nido in forma circolare perché la loro è la nostra stessa religione. Il sole sale e scende lungo il cerchio. La Luna fa lo stesso ed entrambi sono rotondi. Anche le stagioni formano un grande cerchio nel loro trasmutare e sempre ritornano laddove furono. La vita di ogni uomo è un cerchio dalla fanciullezza alla fanciullezza e così è ogni cosa ove si muove l’Energia.  I nostri tepee sono rotondi come i nidi degli uccelli, e codesti furono sempre disposti in cerchio, il cerchio della Nazione, un nido di molti nidi dove il Grande Spirito indicò per noi come covare i nostri bambini
[Alce Nero]

Nella frustrante immobilità del periodo di lockdown, sono nate diverse iniziative di condivisione che hanno permesso a persone distanti, a volte sole, di poter mantenere un contatto sano e nutriente con sé stesse e gli altri.

#Ilmandaladellatrasformazione è nato come una sfida, quella di rendere la quarantena un’occasione per riflettere e guardarsi dentro attraverso strumenti straordinari ed evocativi come il mandala e la mindful-art.  Grazie a WhatsApp, un gruppo di coraggiosi esploratori ha ricevuto giornalmente indicazioni per poter intervenire creativamente nello spazio del proprio mandala.

Lo spazio circoscritto di un cerchio rappresenta, a livello simbolico, la zona protetta, delimitata del nostro mondo interiore. Crea risonanza profonda proprio perché il cerchio è una figura archetipica inscritta da sempre nel tessuto della nostra esperienza di creature di questo rotondo pianeta.

DELIMITARE UNO SPAZIO E ACCOGLIERE QUELLO CHE C’E

Il processo creativo è sufficiente. Non solo, è la porta all’esperienza diretta della forza vitale ed essenziale che è alla base del nostro bisogno di essere creativi. È il processo e l’energia che rilascia, le nuove percezioni che genera, la connessione profonda con sé stessi che nutre, tutto ciò è il nucleo del desiderio di lasciare una traccia di colore su un foglio
[M.Cassou, S. Cubley – LIFE, PAINT AND PASSION, reclaiming the magic of spontaneous]

Il primo passo è stato quindi quello di trovare un supporto e delimitare i contorni del proprio cerchio.  

Ogni partecipante ha avuto quasi sempre la possibilità di scegliere i materiali con cui intervenire. 

L’invito e l’intenzione profonda di questo progetto è presto diventato un mantra: rilassati, mettiti in ascolto di corpo e respiro e lascia correre le mani, senza curarti del risultato, lasciati stupire!

Giorno dopo giorno ci siamo incamminati in un percorso a tratti divertente e sfidante, a tratti complicato, a volte commovente, in cui lo spazio del mandala ci chiedeva di lasciare una traccia, anche piccola, di quanto vissuto, esperito, ricordato, emerso durante quel periodo incredibile e surreale che è stato il lockdown.

Lo spazio creativo ha mantenuto la circolarità e il suo centro. 

L’immagine classica del mandala simmetrico è stata completamente destrutturata: ognuno libero di rappresentare e rappresentarsi con i gesti, l’energia e gli strumenti congeniali al momento. 

Abbiamo colorato con due mani, con le dita, con un ritmo, a occhi chiusi per generare un contatto profondo con le sensazioni del corpo e lasciare così che fosse proprio il corpo a darci le indicazioni per proseguire.

L’approccio di consapevole presenza indicato dalla mindfulness ha consentito di mantenerci aperti, fiduciosi nei riguardi delle nostre risorse interiori e della straordinaria creatività che ognuno di noi possiede e che chiede solo di essere espressa senza remore.

Giorno dopo giorno il percorso è diventato sempre più introspettivo, gli spunti, le guide, gli audio miravano ad accompagnare in maniera lieve e allo stesso tempo profonda verso l’esplorazione di regioni dimenticate dell’essere, aree tenere, fragili in cui tastare con delicatezza il terreno e generare risonanza. Con la pratica i colori, i collages, le grafiche hanno anche trovato parole che sono emerse spontaneamente come bollicine che si staccano da un fondale e trovano la via della superficie. 

LA CONDIVISIONE COME COMBUSTIBILE

Migliaia di candele possono venire accese da una singola candela e la vita della candela non sarà certamente abbreviata. La felicità non diminuisce con l’essere condivisa.
[Siddharta Gautama, il Buddha]

Da un gruppo originario di una cinquantina di partecipanti, una ventina di impavidi sono riusciti a concludere il percorso. La cadenza quotidiana dell’appuntamento è stata certamente una delle difficoltà soprattutto per chi era impegnato nello smart-work insieme alla gestione di casa e figli. 

Una delle regole del gruppo era l’assoluta libertà nella condivisione di foto e riflessioni riguardo il proprio percorso, le proprie scoperte, le proprie difficoltà.  In quei quaranta giorni si è creata spontaneamente una piccola community che si è sostenuta, incoraggiata, emozionata attraverso la condivisione.  

Non nascondo il senso di meraviglia personale nel vedere i lavori dei diversi protagonisti trasformarsi giorno dopo giorno; la trepidazione con cui postavo ogni sera la prova per il giorno successivo, dopo averla sperimentata prima sulla mia pelle. Ho affrontato anch’io la fatica di dover dipingere e scrivere su spazi già occupati, fare tabula rasa di immagini belle e toccanti con una mano di colore per rendere lo spazio nuovamente praticabile.  Ho compreso la fatica di ciascuno a rinunciare al giudizio perché per prima me lo sono sentito addosso.

I mandala sono diventati così opere vive, stratificate, silenziose testimoni dei nostri vissuti e della straordinaria mutevolezza dei nostri paesaggi interiori.  Un diario cangiante di un periodo a suo modo memorabile.

La condivisione è stata certamente un ingrediente fondamentale che ha tenuto unito il gruppo, lo ha compattato nei momenti più difficili in cui lo spirito critico avrebbe voluto gettare tutto alle ortiche.  Ogni tanto qualcuno spariva dalla chat per qualche giorno, per poi ricomparire con la propria opera completamente trasformata. È stata un’esperienza davvero appassionante.

#ILMANDALADELLATRASFORMAZIONE ORA UNA MOSTRA, UN VIDEO E PRESTO UN PROGETTO ON-LINE

Il raggiungimento della completezza richiede che si metta in gioco tutto il proprio essere. Nulla di meno sarà sufficiente; non possono esistere condizioni più agevoli, nessun surrogato, nessun compromesso.
[Carl Gustav Jung]

Da domenica 27 settembre 2020 le opere saranno visibili in tutta la loro aspra, ruvida e concreta bellezza attraverso la mostra allestita nei locali di Arymo: un modo gioioso per festeggiare il primo compleanno di uno Spazio, tornato finalmente ad essere abitato da chi partecipa ai nostri corsi.

Con l’aiuto di Alfredo Di Lello, uno degli arditi partecipanti che ha montato il video, abbiamo ora anche una testimonianza “animata” di tutto il percorso. 

A breve il percorso potrà essere acquistabile tramite il sito di Arymo: un prodotto, scandito giorno dopo giorno, in cui chiunque voglia affrontare un periodo di trasformazione attraverso il mandala e l’uso consapevole della creatività potrà farlo chiedendo di acquisire gli spunti di pratica giornaliera.

Sento il bisogno di comunicare la mia gratitudine a tutti i coraggiosi esploratori, artisti, ricercatori che hanno avuto fiducia nel proprio spirito creativo e hanno percorso insieme a me questo pezzo di strada!

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