Schiudersi
Accogliere la possibilità di espandersi e strappare il velo che ci trattiene nel bozzolo.
[Piccolo 11] Schiudersi, Uscire fuori, sprimacciare le ali e affidarsi al vento. Schiudersi
Non vi capita mai di sentire il desiderio di abbracciare la vita con la leggerezza e la spensieratezza di un tempo mentre ora avvertite una sensazione di energia bloccata, trattenuta, come impaurita?
Se volgiamo uno sguardo consapevole alle nostre routine ci rendiamo conto che le nostre azioni e reazioni quotidiane sono guidate da un pilota automatico, un imprinting che ci definisce da anni. Ad una provocazione reagiamo sempre allo stesso modo, davanti a un imprevisto ci ritraiamo come un riccio, ci auto-escludiamo da una serie di attività che, con il tempo, abbiamo imparato ad evitare. Questi meccanismi interiori consolidati si ripetono molte volte durante le nostre giornate. È come se, progressivamente, avessimo costruito un bozzolo, un guscio più o meno duro che ci protegge, ma al tempo stesso ci impedisce di vivere pienamente la nostra vita.
Questo bozzolo non è solamente un’immagine simbolica. Se ci fermiamo a portare l’attenzione al nostro corpo durante la giornata possiamo notare come ci siano momenti di chiusura, resistenza, tensione ogniqualvolta ci sentiamo sotto attacco. Ognuno di noi ha le proprie reazioni istintive ai momenti stressanti della vita: la mascella si irrigidisce, la gola si chiude, le spalle si bloccano, la gabbia toracica diventa una corazza che riduce drasticamente il respiro. Per non parlare dello stomaco che sembra annodarsi e l’intestino che fa le bizze! A volte questi blocchi sono così stabili e duraturi che non ci rendiamo nemmeno conto di averli, come se alcune parti del nostro corpo si siano escluse, abbiano smesso di vivere!
[Antonio Nuzzo – I DONI DELLO YOGA] Nello Hatha Yoga quello che alleniamo sul tappetino con gli asana, non è solo il corpo, ma la nostra interiorità: alleniamo la capacità di essere presenti e stabili a noi stessi, in ogni circostanza, a “metterci comodi” e stabili in tutte le situazioni della vita.
Di tutte le pratiche di consapevolezza, lo Hatha Yoga è la più fisica, parte dal corpo per aggiogare la mente al momento presente in un dialogo continuo, mediato dal respiro. Attraverso asana e respiro impariamo a riappropriarci del territorio meraviglioso e inesplorato del nostro corpo, veniamo a patti con le nostre tensioni e resistenze più profonde. Il fascino di questo processo è che avviene nell’immobilità: nello spazio di una postura più o meno complessa, ci viene suggerito di “metterci comodi” per allentare progressivamente tutti i blocchi interiori, dai più materici ai più sottili (quel tenere inspiegabilmente contratti i glutei in alcune posizioni, quel tirare e spingere ossessivo per piegare il corpo all’asana perfetto che esiste solo nella nostra mente, quel resistere pervicacemente in una posizione azzardata quando ogni muscolo ed articolazione urla a gran voce sciogli …)
Il gioco in asana non è mai lo stesso, si comincia con l’impressione di essere genericamente annodati poi, accompagnati dal respiro, si percepisce che, con pazienza, le tensioni piano, piano si allentano e si aprono nuovi canali di sensazioni ed energia: calore, pulsazione, vibrazione, espansione. Non è un caso che dopo una lezione di yoga ci si senta profondamente tonificati e rilassati! La dinamicità pulsante del respiro che raggiunge le singole cellule, può essere invitata a penetrare le zone più refrattarie, dolenti e inesplorate. Si tratta di un lavoro di amorevole accudimento per dipanare i nostri nodi più profondi e donare energia a quelle parti di noi che con il tempo si sono chiuse, come estromesse dalla pulsante energia vitale.
[Thich Nhat Hahn – IL DONO DEL SILENZIO] Nella nostra testa c’è sempre una radio accesa, la stazione radiofonica NST: Non-Stop-Thinking! La nostra mente è piena di rumore, ecco perché non riusciamo a udire il richiamo della vita, il richiamo dell’amore. Il nostro cuore ci sta chiamando ma non lo sentiamo. Non abbiamo tempo di ascoltarlo. La consapevolezza è la pratica che acquieta il rumore dentro di noi.
La nostra possibilità di trasformazione profonda parte dunque dal corpo. A mano a mano che la pratica ci insegna a stabilire una relazione nuova, amorevole ed esplorativa con la nostra fisicità, scopriamo che la mente reagisce di conseguenza. È un processo metabolico, alchemico direi, che richiede tempo: il tempo del corpo è completamente diverso dai ritmi della mente.
E’, appunto, un tempo di respiro, attesa, silenzio.
Il bisogno sempre più impellente di molte persone di accedere alle pratiche di consapevolezza parte dall’intenzione di stabilire modalità e ritmi nuovi per la propria vita, parte dalla necessità di uscire dai pertugi della mente che sempre più spesso ci spinge a reagire alle situazioni con una velocità inaudita, senza nemmeno avere il tempo di considerare altre opzioni, altre modalità, in un circolo vizioso che riduce maledettamente la nostra libertà e la nostra creatività.
Tra le prime tecniche che si apprendono nei percorsi di Mindfulness (Protocollo MBSC – 8 SETTIMANE) c’è quella di fermarsi più volte nel vortice delle nostre giornate per accogliere un respiro, un solo respiro, lungo e consapevole con il quale riportarci sistematicamente al momento presente e al sentire del corpo. Sembra una pratica banale, ma presto ci si rende conto di quanto sia difficile e coraggioso fermarsi anche per un solo respiro: vincere la forza centripeta della mente che ci proietta in direzioni diverse, come schegge impazzite. Chi accede al percorso scopre che il traguardo del primo respiro è il passo indispensabile per poter affrontare le parti più complesse della pratica. Superato lo scoglio della pausa di respiro, cominciamo a navigare in acque più stabili.
[Charlotte Joko Beck – MERAVIGLIA QUOTIDIANA] Quante volte ci è capitato di voler fuggire da noi stessi (…) Momenti in cui soffriamo tanto e, al tempo stesso, siamo causa di sofferenza. Siamo tesi nel corpo e nella mente, abitati da un senso di inadeguatezza inarginabile. Credere che tutto questo sia vivere è la trappola delle trappole.
Le pratiche di consapevolezza volgono lo sguardo alla LIBERAZIONE.
Ci lasciano intravvedere che la vita, quella vera, scorre agile e cristallina accanto a noi in ogni istante. Si tratta solo di allungare un respiro affinché il ritmo interno si plachi e noi si possa prendere in considerazione la possibilità di sterzare, cambiare progressivamente rotta. Negli spazi sempre più ampi di apertura all’ascolto ci giochiamo la nostra relazione con la vita che scorre inesorabile dentro e fuori di noi, a volte tenera e profumata come un fiore, altre volte aspra e graffiante come un vento di tramontana.
Non è un lavoro semplice quello di aprirsi alla versatilità della vita, è adatto ad anime audaci e cocciute che non si arrendono all’illusione del bozzolo, ad anime che non temono i luoghi impervi e scabri, le superfici ruvide e taglienti, perché quando ci concediamo il permesso di sentire, sempre più intensamente e intimamente il tocco della vita attraverso la cassa di risonanza del nostro corpo, possiamo coglierne l’essenza stessa, l’essenza di chi veramente siamo.
SCHIUDERSI
Sarà il titolo del prossimo seminario di Yoga Ratna, Hatha Yoga e Mindfulness
Presso l’Agriturismo Olistico Pian della Castagna in provincia di Alessandria
Dal 26 al 28 maggio p.v.
Il prossimo protocollo di 8 settimane
MINDFULNESS MBSC
verrà presentato lunedì 17 aprile alle ore 21.00
l’inizio previsto del corso lunedì 5 maggio
Per informazioni e prenotazioni: 349 7749 364